libra1-Recuperato

Un diario visivo personale
sull’arte
della malattia
di
Mauro Fiorese

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Chapter 7
Cura fai-da-te/selfie

 

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Oggi, per la prima volta nella mia vita, focalizzo la mia attenzione sul soggetto più incomprensibile sul quale abbia mai lavorato: me stesso.

La cosa più affascinante è che ogni volta in cui affronti qualunque soggetto, stai al contempo affrontando anche una parte di te stesso.

Il problema è che non ne sei consapevole.

Quando però te ne accorgi, capisci pure che “soggetto difficile” sei.

Tu, io, noi siamo tutti difficili da comprendere, difficili da ammettere, difficili da ignorare, difficili da accettare, difficili da amare, difficili da dimenticare. Siamo semplicemente difficili da spiegare. Ed è per questo che tutto ciò sta diventando sempre più intrigante.

Da quando ho scoperto nuove fonti per esplorare la vita nella malattia, in questo preciso periodo della mia esistenza, posso affermare di aver trovato anche un nuovo Me.

Ed è per questo che sono diventato un soggetto così interessante per me stesso: sono affascinante e spaventoso allo stesso momento.

Sto facendo luce su me stesso.

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Quante volte riusciamo a guardarci in faccia mentre piangiamo?

Poiché tendiamo sempre a nascondere le nostre lacrime in pubblico, cosa succede invece nel  nostro intimo?

Come appaio quando sto soffrendo?

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L’ansia del ‘selfie ergo sum’ che tutti noi mostriamo sui nostri profili facebook o instagram è la conseguenza di quanto velocemente cambiamo le nostre abitudini vivendo in un società in cui la tecnologia avanza velocemente.

Forse è per questo che nel 2013 il neologismo ‘selfie’ è stato nominato parola dell’anno dal dizionario Oxford.

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ph: Elizabeth Kleinveld

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La fotografia è sempre stata estremamente terapeutica per me. Registrare o documentare non era mai abbastanza. Ho sempre usato la mia fotocamera per sollevare domande, non per dare risposte.

 E’ per questo che ho sempre bisogno di un Progetto.

In questo specifico caso, quindi, il Fotografo e il Soggetto sono diventati una sola persona, il che è abbastanza diverso.

Non cambia molto per me come Fotografo.

Cambia molto in quanto Soggetto.

Mi piacerebbe poter dire al fotografo: “ehi, questo è troppo personale! Non fotografarlo!”

Ma l’Arte richiede sempre coraggio e fiducia quindi ho smesso di preoccuparmi e ora mi sento come se stessi ricevendo ossigeno giorno dopo giorno, sia mentalmente e fisicamente.

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Il giorno in cui ho capito di essere molto malato, il mio volto è diventato giallo e il naso ha iniziato a sanguinare.

Mi sono ritrovato a piangere davanti allo specchio e il mio aspetto rivelava la mia identità di malato.

Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura di morire. Intendo… Una paura fisica. Così mi sono posto la seguente domanda:

“hai paura di morire?”

E la cosa simpatica è che ho risposto a me stesso: “di nuovo?”

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Chapter 8
Guarigione/resurrezione

Quante volte in un giorno moriamo un po’ dentro di noi?

E c’è un numero totale di piccole morti dell’anima che possano creare una morte fisica finale?

Forse sì.

Così ho pensato: oggi sarà il primo di tutti i miei ultimi giorni.

Il giorno della mia “resurrezione”. Ed è un giorno ottimo per iniziare.

Senza paura.

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Il mio nuovo mantra è: “Smettila di cercare conferme”.

Accetta i cambiamenti e soprattutto le contraddizioni!

Una volta un grande artista e amico, Jerry Uelsmann, mi ha insegnato che spesso la migliore risposta è una domanda ancora più interessante.

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Sono stato molto fortunato ad avere avuto la possibilità di incontrare alcuni dei miei ‘eroi’ nel corso della mia carriera.

Uno di questi, Mario Giacomelli, diceva che la fotografia è molto semplice finché hai delle IDEE.

Quanto è semplice? E quanto è difficile?

Ed un altro fantastico artista e amico, Duane Michals, una volta mi ha detto: “siamo tutti filosofi: alcuni di noi possono essere più eruditi rispetto ad altri, ma tutti , almeno una volta nella vita, dovremmo fermarci e riflettere sulle grandi problematiche: la vita, la morte, la vita dopo la morte”.

Quanto è semplice? E quanto è difficile?

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Se tu, poi, desideri e avverti il bisogno di esprimere le tue idee per renderle accessibili, puoi usare la tua penna, la tua tastiera, la tua voce, la tua fotocamera, la tua chitarra, il tuo spazzolino, il tuo corpo… Qualunque cosa possa essere utile secondo te!

È una cosa che ti prende tempo e fatica, ma prima o poi capirai cosa è giusto per te e cosa è adatto ad esprimere i tuoi bisogni, la tua personalità, le tue abilità.

A partire da quel giorno non potrai più farne a meno. Perché è ciò che ti renderà ancora più entusiasta e dipendente dalla vita.

Come niente prima.

Fidati di me.

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Buffo, lo so, ma oggi sono grato alla mia malattia per avermi permesso di capire tutto questo e per avermi dato ancora un’altra ragione per vivere.

Oggi mi innamoro della vita nello stesso modo in cui mi addormento: dapprima lentamente e poi… Profondamente.

E non vorrei mai svegliarmi.

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Mauro Fiorese tutti i diritti riservati
Gennaio/Febbraio 2015
continua…